Le colonne D'Ercole hanno sempre rappresentato il limite tra il mondo conosciuto e le terre nuove. Sono state da sempre linea di confine e di ricchezza. Dall'incontro delle diversità e delle conoscenze di un mondo stratificato dal punto di vista storico ed il mondo esterno, tutto da scoprire, le colonne hanno rappresentato il luogo fisico della materializzazione delle migliori speranze dell'umanità: il confine tra il mondo noto e le nuove opportunità di un mondo nuovo, migliore.
Nello stemma del nostro vescovo Giovanni D'Ercole sono bene in vista le famose colonne che fisicamente corrispondono al luogo geografico di Gibilterra. Forse stanno ad indicare una parte ben precisa della sua personalità: l'aver girato il mondo per rendere questa esperienza di mondialità, inclusiva, viva e concreta all'interno della sua pastorale.
La Quintana di Ascoli fissa il punto di partenza del suo rievocare a partire dall'anno 1377. Questo anno è decisivo in quanto a questa data risalgono gli Statuti del Popolo: uno spaccato sulla società ascolana di fine XIV secolo che assieme ai diversi dipinti conservati nel centro storico ascolano, sono stati gli elementi fondativi della nostra rievocazione storica.
Come era la Chiesa Cattolica di quegli anni? Erano anni di nuovo afflato spirituale. Il monopolio di questa rinascita dell'intimità del rapporto con Dio è direttamente collegata al ri-fiorire degli ordini religiosi antichi (Benedettini, Agostiniani e Cistercensi) o alla nascita di nuovi ordini religiosi (Domenicani, Carmelitani e Francescani). Il successo di questa nuova spiritualità è legata alla stretta collaborazione tra gli ordini religiosi, i vescovi locali e i poteri laici delle diverse comunità urbane dell'epoca.
Il nostro Vescovo ha chiesto di partecipare al corteo storico della Quintana di Ascoli Piceno. Il coreografo Luigi Morganti e il Magnifico Messere Guido Castelli hanno subito reso possibile questo desiderio, andando a completare, a nostro parere, un dipinto di fine milletrecento.
La partecipazione del Pastore della città di Ascoli Piceno al corteo storico è un atto di grande respiro. Come nelle colonne D'Ercole l'esiguo confine tra sacro e profano, tra noto e universale e tra intimo e globale, è un atto di inclusione che colloca la figura del Vescovo più vicina a tutti noi come un grande abbraccio alla città.
Serafino D'Emidio